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   Antonio Pietrangeli                                                                                                      Io la conoscevo bene

Schede
registi e
film


Mario Monicelli: il padre della commedia all'italiana

Elio Petri: il cinema di qualità al servizio dell'impegno politico

Pietro Germi: vizi e peccati della provincia italiana

Marco Bellocchio: il cinema gridato

Dino Risi: cartoline dall'Italia che cambia

Florestano Vancini: la storia in forma di cronaca

Antonio Pietrangeli: ritratto al femminile

Ettore Scola: viaggio tra sogni e speranze




Antonio Pietrangeli

 
   Ritratto al femminile

Antonio Pietrangeli con il figlio, il cantautore Paolo Pietrangeli

  

(Roma, 1919 - Gaeta, 1968)

  Laureato in medicina, si dedica inizialmente al giornalismo cinematografico collaborando a numerose testate (“Cinema”, “Bianco e Nero”, “Si gira”, “Star”): in seguito, partecipa alla sceneggiatura di molte pellicole, a partire da "Ossessione" di Visconti del 1943, a “Gioventù perduta” (1947) di Germi e “Europa ‘51” (1952) di Rossellini

  Esordisce dietro la macchina da presa con Il sole negli occhi (1953), malinconica vicenda incentrata sulle disavventure di una cameriera, ove già si annuncia quella predilezione per i ritratti femminili che caratterizzerà le sue opere più intense e riuscite. Se Lo scapolo (1955) e Souvenir d’Italie (1957) sono commedie alquanto convenzionali, solo in parte riscattate da precise annotazioni di costume, Nata di marzo (1957) e soprattutto Adua e le compagne (1960) lo restituiscono alla sua vena di vigoroso narratore e fine cesellatore di psicologie.

  In Fantasmi a Roma (1961) percorre con originalità ed intelligenza quei sentieri della commedia fantastica così poco battuti, e ne La parmigiana (1963) tratteggia da par suo un quadro di provincia tra il malinconico ed il grottesco.

  Con La visita (1964), cronaca amara e risentita di un breve incontro, Pietrangeli ottiene il suo primo risultato assoluto, grazie anche alla prova di un’eccellente Sandra Milo. Dopo Il magnifico cornuto (1964), adattamento della pochade di Crommelynck all’insegna della satira sociale, Pietrangeli firma con Io la conoscevo bene (1965) il suo capolavoro: concepito molto tempo prima e rimandato per contrasti con la produzione che voleva Natalie Wood o Brigitte Bardot nel ruolo che verrà poi superbamente interpretato da Stefania Sandrelli, è l’analisi pungente delle illusioni d’una giovane donna, attratta dal mito del benessere e dal miraggio della celebrità, fino ad una tragica sconfitta. Poco più tardi, Pietrangeli morirà poco meno che cinquantenne, annegato nel mare di Gaeta durante le riprese di Come, quando e perché (1969).

   La prematura scomparsa ha privato il cinema italiano di uno tra i suoi autori più sensibili e rigorosi, capace come pochi di indagare il reale con uno sguardo laico e partecipe.




Io la conoscevo bene

 
Io la conoscevo bene

 

Regia

Antonio Pietrangeli

 

  

Interpreti

Stefania Sandrelli, Nino Manfredi, Mario Adorf,

Enrico Maria Salerno, Ugo Tognazzi


Sceneggiatura

Antonio Pietrangeli, Ruggero Maccari, Ettore Scola

 

Italia, 1965, b/n, 109 min

Costruito come una sorta di mosaico, dove gli episodi si susseguono a ritmo incalzante, il film delinea il magistrale ritratto di una ragazza a cui tutto sembra scivolare addosso ("Le va tutto bene. Non desidera mai niente, non invidia nessuno, è senza curiosità. Non si sorprende mai.  Le umiliazioni non le sente... Ambizioni zero. Morale nessuna, neppure quella dei soldi perché non è nemmeno una puttana. Per lei ieri e domani non esistono" dirà uno scrittore nel film), almeno fino all'improvviso e drammaticissimo finale. Straordinaria la prova della Sandrelli, imposta dal regista contro il parere di tutti, perfetta nel rendere questa sprovveduta ma non incolpevole vittima di una società che la ferisce e a cui cerca di adeguarsi nell'unico modo che conosce: cambiando vestito e pettinatura dopo ogni fallimento. Ne esce un acuto ritratto dell'Italia anni Sessanta, malinconico e cattivo, pieno di millantatori, arrivisti e volgari seduttori che gravitano tutti in torno al "gran" mondo del cinema e della pubblicità.

Nastri d'argento per il regista, gli sceneggiatori Ettore Scola e Ruggero Maccari e per Ugo Tognazzi, che riesce a rendere indimenticabile un'apparizione di pochi minuti nei panno del vecchio attore Bagini, disposto a tutto pur di ottenere una scrittura.

 

 

 

Il Mereghetti, Dizionario dei film 2008, Dalai Editore