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   Mario Monicelli                                                                                                                       I soliti ignoti

Schede
registi e
film


Mario Monicelli: il padre della commedia all'italiana

Elio Petri: il cinema di qualità al servizio dell'impegno politico

Pietro Germi: vizi e peccati della provincia italiana

Marco Bellocchio: il cinema gridato

Dino Risi: cartoline dall'Italia che cambia

Florestano Vancini: la storia in forma di cronaca

Antonio Pietrangeli: ritratto al femminile

Ettore Scola: viaggio tra sogni e speranze



Mario Monicelli

Il padre della commedia all'italiana

Mario Monicelli

 

"Gli italiani non sono né eroi, né missionari. Sono generosi e non si perdono mai d'animo".

Mario Monicelli sa cosa dice quando fa questa acuta analisi di costume. Sotto le sue mani sono passati gli interpreti più importanti della commedia all'italiana fatta di farsa, ironia, tristezza e cinismo. Il tutto con uno sguardo intenso e disincantato sulla realtà italiana, descritta con l'intelligenza di oltre sessant'anni di lavoro come sceneggiatore e regista.

Nasce a Viareggio nel 1915. Figlio del critico teatrale e giornalista Tommaso, si laurea in storia e filosofia. Critico cinematografico dal 1932, ha l'occasione di dirigere due anni dopo - assieme all'amico Alberto Mondadori - il cortometraggio Cuore rivelatore, cui fece seguito sempre nel '34 il mediometraggio muto I ragazzi della via Paal, presentato e premiato a Venezia. Nel 1937 gira il suo primo lungometraggio, Pioggia d'estate. Negli anni compresi fra il 1939 ed il 1949 è attivissimo come aiuto-regista e sceneggiatore, collaborando alla realizzazione di una quarantina di titoli, tutti d'un certo interesse. Ritorna dietro la macchina da presa nel '49 - dando il via ad una felice collaborazione con Steno, ed in quattro anni dirige ben otto film, tra cui il celeberrimo Guardie e ladri (1951). Dal 1953 inizia a lavorare in proprio, pur senza disdegnare l'attività di sceneggiatore che lo conduce a scrivere per molti altri cineasti.

La sua ricchissima filmografia annovera grandi successi di pubblico e di critica, e molte sue pellicole fanno ormai parte della storia del cinema: basti ricordare I soliti ignoti (1958), che impose Vittorio Gassman nelle inedite vesti di attor comico, La grande guerra (1959), Leone d'oro a Venezia e nomination all'Oscar, I compagni (1963), altra nomination, L'armata Brancaleone (1966), originale nello spunto e vincitore di innumerevoli premi, La ragazza con la pistola (1968), terza nomination all'Oscar, Amici miei (1975), Un borghese piccolo piccolo (1977), con un Sordi da antologia, Speriamo che sia femmina (1986), amatissimo dalla critica.

Nel 1991 gli viene conferito il Leone d'oro alla carriera. Nel 1992 gira Parenti serpenti e nel 1994 Cari fottutissimi amici, che riceve una menzione speciale al Festival di Berlino. Nel nuovo millennio si presenta al pubblico e alla critica parlando della bestia nera che più di ogni altro l'ha ossessionato nella sua vita: la guerra. Il film Le rose del deserto (2006), che ancora una volta mette in luce una visione antieroica dell'esercito italiano.

I soliti ignoti

I soliti ignoti

Regia:  Mario Monicelli

 

Interpreti: Vittorio Gassman (Peppe), Marcello Mastroianni (Tiberio), Renato Salvatori (Mario), Totò (Dante Cruciani), Carlo Pisacane (Capannelle), Tiberio Murgia (Ferribotte), Memmo Carotenuto (Cosimo), Carla Gravina (Nicoletta), «continuaClaudia Cardinale (Carmelina)

Sceneggiatura: Mario Monicelli, Suso Cecchi D'Amico, Age & Scarpelli

Fotografia: Gianni Di Venanzo

Scenografia e costumi: Piero Gherardi

Musica: Piero Umiliani

Montaggio: Adriana Novelli

Produzione: Lux Film

Italia, 1958, b/n, 111 min

 

E' una doppia svolta: per la commedia che il cinema italiano coltiva in maniera pedissequa e spesso volgare, per Monicelli che mette a fuoco l'orizzonte dei suoi interessi. Una struttura efficiente e snella, grazie all'ottima sceneggiatura, una distribuzione di ruoli che rappresentò una vera sorpresa (Gassman per la prima volta in un personaggio comico, Mastroianni e Salvatori perfettamente caratterizzati, la presenza di due straordinarie macchiette come Capannelle/Carlo Pisacane e Ferribotte/Tiberio Murgia, un assolo formidabile di Totò maestro scassinatore), la felice coincidenza di una situazione sociale nuova (il boom economico) con l'intuizione che a tempi nuovi appena iniziati occorrano strumenti espressivi inediti, slegati dal populismo neorealistico: tutto questo confluisce in un film leggero, scettico e in apparenza disimpegnato, che lascerà un segno sul destino della commedia all'italiana e che troverà imitatori in Italia e fuori.

(Fernaldo Di Giammatteo, Dizionario dei capolavori del cinema, B. Mondadori, 2004)

 

 

Frasi famose

Capannelle: Dimmi un po' ragassolo, tu conosci un certo Mario che abita qua intorno?

Bambino: Qui de Mario ce ne so' cento.

Capannelle: Sì va bene, ma questo l'è uno che ruba...

Bambino: Sempre cento so'.

Cosimo (in prigione agli altri carcerati durante l'ora d'aria): Chi ha una sigaretta e non me la vuol dare, gli possa morire il padre e la madre......................   Tutti orfani, eh!

 

Tiberio/Mastroianni ai complici, dopo il fallimento del colpo: Rubare è un mestiere impegnativo, ci vuole gente seria, mica come voi... Voi al massimo potete andare a lavorare.