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   Belli e perduti                                                                                                                  Francis Ford Coppola

Schede
film


I ragazzi delal 56a strada    Rusty il selvaggio
Francis Ford Coppola

La rabbia giovane    I giorni del cielo
Terrence Malick

My Beautiful Laundrette    L'importanza di essere Joe
Stephen Frears

Picnic ad Hanging Rock    L'ultima onda
Peter Weir

Drugstore Cowboy    Belli e dannati
Gus Van Sant

Cinque pezzi facili    Il re dei giardini di Marvin
Bob Rafelson

Mean Streets    Taxi Driver
Martin Scorsese

Bersagli    L'ultimo spettacolo
Peter Bogdanovich









Francis Ford Coppola

The Outsiders

I due film di mezzo del nuovo ciclo di Coppola - tra Un sogno lungo un giorno e Cotton Club - vanno esaminati insieme, come un unico megatesto.

I ragazzi della 56° strada e Rusty il selvaggio sono basati su due testi molto simili, entrambi di Susan E. Hinton, due bestsellers sui giovani ribelli, uno scritto alla fine degli anni Sessanta, l’altro alla metà dei Settanta. Entrambi i romanzi sono ambientati a Tulsa, in pieno Midwest, e parlano dello stesso miniuniverso giovanile, quello delle bande, delle moto, dei nuovi centauri e dei loro piccoli eroismi.

The Outsiders

I ragazzi della 56° strada è la storia di due fratelli, Ponyboy e Dally e della loro impossibilità di vivere. Fanno parte dei Greasers, la banda dei poveri (contrapposta a quella dei Soc, o Socials, che raggruppano i ragazzi bene della città), che comprende tra gli altri il giovane coetaneo dei Ponyboy, Johnny. Tra storie di risse e coltelli, di colpe e di espiazioni, Johnny e Dally vivranno sulla loro pelle l’impossibilità di essere normali.

La storia di Rusty il selvaggio è molto simile. Anche qui c’è un rapporto tra fratelli, Rusty James, il minore, cresciuto col mito di Motorcycle Boy, il maggiore, in un contesto in cui le bande giovanili esistono, ma ormai  soprattutto nella nostalgia di chi ha vissuto quell’epoca d’oro: ora le bande hanno lasciato il posto ad una violenza più irrazionale e quotidiana. Anche qui, tra amori e risse, duelli per la conquista della femmina e della supremazia territoriale, questi giovani sono diventati come i rumble fishes del titolo, le uniche figure colorate in un mondo in bianco e nero: pesci combattenti che non sarebbero violenti se non fossero in cattività, se avessero più spazio.

Dunque le due trame sono simili e rispondono alla logica del marketing e della serialità. Ma il risultato finale delle due diverse messe in scena è stupefacente: I ragazzi della 56° strada e Rusty il selvaggio sono due film assolutamente antitetici. Tanto opposti ed estremi, tanto violentemente divergenti, da essere complementari.

 I ragazzi della 56° strada è il colore, Rusty il selvaggio è il bianco e nero. Il primo è “realismo”, il secondo è “antirealismo”. Il primo è la prosa, il secondo è la poesia. Uno è il negativo, l’altro il positivo, l’uno è il reversal dell’altro.

I ragazzi della 56° strada è un film convenzionale, fatto di stereotipi televisivi e sgargianti colori anni Cinquanta, in schermo panoramico, costruito come un prodotto medio di artigianato industriale. Rusty il selvaggio fa pensare allo stesso film ma ridigerito e corroso, risognato dall’autore e riscritto in stato di allucinazione, girato nel classico formato quadrato e in severo bianco e nero, che però lascia spazio, in alcuni momenti, alla felicissima intuizione poetica dei pesci colorati, sovrapposti per contrasto al bianco e nero dei volti dei protagonisti.

Indicativo è anche il rapporto che i due film stabiliscono con il mercato. I ragazzi della 56° strada viene distribuito in tutta l’America, esce a pioggia in tutte le sale della provincia, è costruito appositamente come una merce da vendere per rinsanguare le finanze di Coppola dopo il disastro economico di Un sogno lungo un giorno. Rusty il selvaggio apre ufficialmente al New York Film Festival dell’83, esce solo nelle capozone più importanti e nelle città più cinefile – New York, Los Angeles, San Francisco – è pensato come un’opera autonoma dal box office, il cui fallimento commerciale è preventivato. Torna la forbice premeditata film commerciali/film personali che Coppola ha sempre teorizzato.

Rumble Fish

E’ come se l’irrequieto Francis, metà americano, metà europeo, metà manager, metà autore, dicesse: eccovi due prodotti, uno è come lo vuole il mercato, l’altro è come lo voglio io e come potrei fare cinema se fossi libero dal mercato. Questo non vuol dire che I ragazzi della 56° strada è “brutto” e Rusty il selvaggio è “bello”. Semplicemente, fanno parte di uno stesso, unico megatesto, e il primo, che a una prima lettura appare decisamente modesto, viene in qualche modo rivalutato dal secondo.

Vito Zagarrio, Francis Ford Coppola, Il Castoro

Rumble Fish