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 Programma 2024-2025 - Genere & generi                                               
 

Pride

 

Regia: Matthew Warchus                                                                                                         

Attrici e attori: Bill Nighy, Imelda Staunton, Dominic West, Paddy Considine, George MacKay, Joseph Gilgun, Andrew Scott

Genere: Sociale; Paese: Regno Unito; Durata: 120 min; Anno: 2014

Regno Unito, 1984. In un piccolo villaggio del Galles i minatori incrociano le braccia per protestare contro le politiche economiche del governo di Margaret Thatcher che minacciano la chiusura di venti miniere e il licenziamento di 20.000 persone. La loro corsa contro il tempo ha ridotto sul lastrico molte famiglie, ma è fondamentale per mantenere in vita la miniera attorno a cui ruota il tessuto sociale del posto. Un gruppo di gay di Londra si organizza in una libreria per raccogliere fondi a favore dei minatori. Bypassando le organizzazioni sindacali, che non vedono di buon occhio l’iniziativa di gay e lesbiche, entrano in contatto direttamente con le famiglie dei minatori, che stravolgeranno così la loro mentalità chiusa e moralista per stringersi in una battaglia comune con il gruppo LGBT impegnato nella lotta quotidiana contro il pregiudizio di una società bigotta e tormentato dai fantasmi dell’AIDS e dei pestaggi fascisti.

Ispirandosi a fatti realmente accaduti opportunamente romanzati, il regista britannico Mattew Warchus - forte di un’ottima sceneggiatura (Stephen Berensord) e di un cast numeroso ed eterogeneo tra volti nuovi e nomi affermati - con Pride (2014) confeziona una commedia brillante che si inserisce perfettamente nella working class comedy, sottogenere che racconta una realtà non pacificata, guarda il conflitto sociale dal basso ed esprime principi di solidarietà tra sfruttati e marginalizzati . Un cinema che sta dalla parte degli oppressi contro gli oppressori, dalla parte degli sfruttati contro gli sfruttatori, e racconta in maniera efficace il conflitto intrecciando le diverse categorie sociali. Tra i molti temi toccati, Pride propone uno sguardo alternativo a tabù e stereotipi, come quando l’attivista Jonathan Blake (che il tempo ci consegnerà come paziente inglese sieropositivo n. 2, ovvero il secondo a cui è stato diagnosticato l’AIDS, ancora miracolosamente in vita) incoraggia Sian, signora gallese che prende parte alla lotta, a non limitarsi a essere moglie e madre, ma a far valere se stessa e la propria intelligenza.

Ma il messaggio più coinvolgente del film è nelle parole che l’attivista Mark Ashton (Ben Schnetzer) rivolge a Donovan (Pat Considine), portavoce dei minatori: che senso avrebbe sostenere i diritti dei gay e non quelli degli altri, o i diritti dei lavoratori e non quelli delle donne? Per ottenere risultati, occorre che la lotta sia comune: un anno più tardi, grazie al voto unanime del sindacato dei minatori, il partito laburista britannico inserirà i diritti LGBT nel proprio manifesto, dopo anni di mozioni bloccate in tal senso.

(Mariangela)