Girl
Regia: Lukas Dhont
Attrice: Victor Polster
Genere: Biografico, Paese: Belgio,
Paesi Bassi, Durata: 105 min, Anno: 2018
Al centro della
narrazione di Girl (2018), opera prima del giovane regista belga Lukas
Dhont, c’è la storia di Lara, una ragazza transgender di quindici anni che dedica
anima e corpo alla danza sognando di diventare una ballerina. Lara -
splendidamente interpretata da Victor Polster, ballerino sedicenne al suo
esordio come attore - è nata Victor, in un corpo maschile che, nonostante tutti
gli sforzi, non riesce ad avere la grazia e la fluidità scenica necessarie a
una danzatrice professionista, e che quindi rappresenta un ostacolo sia
all’espressione della sua identità che alla sua espressività artistica. Lara
assume ormoni, e non vede l’ora di poter effettuare l’operazione per il cambio
di sesso e svegliarsi in un corpo di donna. Ma questo avverrà solo al
raggiungimento della maggiore età, come le viene continuamente spiegato dallo
staff di medici specialisti che la segue. Lara sopporta e va avanti, nascondendo
il suo dolore fisico e psichico insieme al suo ingombrante sesso maschile. Quando
è sola scruta il suo corpo per cercare i segni della trasformazione e si
focalizza su un seno che nasce ma che non la soddisfa. Pian piano la sfiducia
prende piede dentro di lei. Nonostante il contesto in cui vive sia inclusivo e
le persone che ha accanto la supportino nella sua transizione, Lara prova
repulsione per il suo corpo maschile: i suoi piedi, piedi maschili e che
sanguinano dentro le scarpette da danza, sono la metafora del suo tormento
interiore e l’espressione di quanto sia difficile mutare. Il corpo sessuato,
tuttavia, è solo uno dei contenitori temporanei dentro cui sperimentare la sua
turbolenza adolescenziale, e per Lara non si esaurisce lì.
Girl è
un film che potremmo definire lento, ma solo perché Lara percepisce il suo
percorso di transizione in modo estremamente lento rispetto al correre veloce
dell’adolescenza, con l’ansia e l’impazienza nel voler vedere i primissimi
cambiamenti non appena inizia la terapia ormonale sostitutiva. Narrare
l’adolescenza non è mai cosa semplice, ancora di più quando si tratta di
parlare di transessualità. Per nulla didascalico e in una società in cui
identità sessuale e orientamento di genere vengono ancora confusi, Lukas Dhont
è molto bravo a non raccontare una storia sensazionalistica, a non creare un personaggio
scontato, riuscendo a restituire quel senso di lotta interiore che appartiene a
chi affronta un percorso di transizione, anche quando questo percorso avviene
in un contesto capace di comprensione e sostegno.
Quattro anni dopo, Dhont tornerà in sala con Close (2022),
affrontando ancora le tematiche LGBTQIA+ attraverso la narrazione del rapporto
tra due ragazzini tredicenni nel quadro più ampio di una riflessione
sull’amicizia, confermando la profondità del suo sguardo sull’adolescenza e sul
trauma, quasi connaturati l’uno all’altra.
(Mariangela)
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